lunedì 8 agosto 2011

Distruzione di Beytar

Dopo la distruzione del secondo Beyt HaMikdash, ancora era in piedi una grande città vicino a Gerusalemme che i romani non riuscirono a penetrare, si chiamava Beytar.

Il capo della città di Beytar era un grande eroe dal nome Bar Kochbà, che se aveva bisogno di combattere prendeva qualche pietra che trovava perterra, le scagliava contro i suoi nemici, e in una volta sola riusciva ad uccidere tanti nemici. All’inizio sbagliarono i saggi di quella generazione e pensarono che fosse il Re Messia. Bar Kochbà arruolò dalla sua parte un esercito estremamente forte, non tutti i soldati potevan arruolarsi, solo chi superava una prova molto ardua.

Qual’era questa prova?

Chiunque volesse arruolarsi dovevo staccarsi l’alluce del piede per dimostrare la sua forza e il suo coraggio, così arruolò circa cento mila soldati nel suo esercito. Gli dissero i saggi d’Israele “fino a quando hai intenzione di rendere il popolo d’israele un popolo di baalei mum

Rispose loro “ e come controllate voi se una persona è coraggiosa o no?” gli dissero “fai loro cavalcare un cavallo e mentre lo stanno facendo digli che devon sradicare una quercia, chi ci riuscirà potrà entrare nel tuo esercito” così fece Bar Kochbà e aggiunse al suo esercito altri duecentomila uomini che riusciron a sradicare l’albero mentre cavalcavano.

Così era difesa Beytar, l’unica città in cui non eran riusciti a penetrare i romani in 52 anni dopo la distruzione del Bet HaMiqdash.

Tra l’esercito di Bar Kochbà e di Adriano vi eran molte guerre, giorno dopo giorno combattevan tra di loro, un giorno Bar Kochbà incontrò un ebreo che gli disse “Che il Signore vi aiuti” e rispose “che il Signore accompagni te e lasci noi, e che non venga il Signore nel nostro esercito” eran ormai così pieni di sé che eran convinti di vincere tutte quelle battaglie per la loro forza e non per decisione di HQB”H

Si trovava nella città di Beytar un grande giusto, zio di Bar Kochbà, Rabì Eliezer Hamodai, che digiunava per la sorte di Am Israel e ogni giorno era li che pregava HQB”H di non giudicare il popolo d’israele, di dargli ancora tempo per tornare a rispettare la Toràh e per merito suo non cadde la città di Beytar in mano ai nemici, che era in guerra con Adriano per tre anni e mezzo, e quando Adriano aveva deciso di tornare e lasciare stare Beytar poiché la considerava inespugnabile, ma venne da lui un uomo non ebreo e gli disse “Fino a quando Rabbì Eliezer prega per la città ti sarà impossibile entrare in essa, non ti preoccupare e dai a me l’incarico di risolverti il problema” e così fu.

Subito andò l’uomo a Beytar, e trovò Rabbì Eliezer in piedi che pregava. Si avvicinò a lui e fece come se gli dicesse qualcosa nell’orecchio un segreto, ovviamente Rabbì Eliezer era così immerso nella sua preghiera che non si accorse di nulla, andaron a dire a Bar Kochbà” Tuo zio Rabbì Eliezer chiede di consegnare la città nelle mani di Adriano, abbiam visto con i nostri occhi che confabulava qualcosa di segreto con un Goy!”

Mandò, Bar Kochbà, degli uomini a prendere l’uomo e gli chiese “cosa stavi confabulando con mio zio?”

Gli rispose l’uomo “ Perché dovrei risponderti? Se ti rispondo l’imperatore Adriano mi ucciderà, ma se non rispondo tu mi ucciderai, morrò in ogni modo quindi tanto vale continuare ad essere fedele all’imperatore!”

Così Bar Kochbà capì che c’era qualche segreto tra suo zio Rabì Eliezer e l’imperatore Adriano, così fece chiamare lo zio e gli chiese “Cosa ti ha detto quell’uomo nell’orecchio?”

gli rispose “ Non ho idea di cosa mi abbia detto, stavo pregando e non ho sentito nulla”

“E cosa gli hai detto?” aggiunse Bar Kochba

“Niente”

Si riempi di rabbia Bar Kochbà e uccise lo zio, nello stesso momento uscì una voce dal cielo che urlò “Guai al patore che abbandona in gregge, la spada sul braccio e sul occhio destro” subito entrarono i nemici a Beytar e uccisero Bar Kochbà.

Nel giorno del nove di Av entrarono 80.000 comandanti con i loro soldati nella città di Beytar, uccisero uomini, donne e bambini, fino a quando non si riempi l’intera città di sangue, usciva sangue da ogni apertura, i cavalli paseggiavano nel sangue che gli arrivava fino al naso.

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